venerdì 27 marzo 2015

Cultura - Luigi Sacchi, il primo fotografo di Milano

Grazie alla fotografia possiamo risalire alla nostra città di Milano agli albori del 1840 circa com'era realmente e non secondo le interpretazioni pittoriche fino a quel tempo unico mezzo per riprodurre la realtà. Architettura, modi di vivere, ambiente e atmosfere immortalate dai primi fotografi.


Molti studiosi fanno risalire l'inizio dell'avventura della fotografia al 1700 quando lo scienziato tedesco Johann Heinrich Schulze, durante alcuni esperimenti con carbonato di calcio, acqua regia, acido nitrico e argento, scoprì che il composto risultante, fondamentalmente nitrato d'argento, reagiva alla luce. Poi venne l'inglese Thomas Wedgwood che scoprì nuove tecniche nei primi anni dell'Ottocento . Ma ufficialmente la prima fotografia giunta sino a noi risale al 1826: il francese Joseph Niépce riuscì ad immortalare i tetti del borgo che vedeva dalla sua finestra, utilizzando una camera oscura e una lastra di rame argentato spennellata di bitume di giudea.

Luigi Sacchi Il trofeo di Fuentes datato 1845 Sul Naviglio Grande alla Darsena
Luigi Sacchi 1845 Veduta degli archi di Porta Nuova, forse una delle foto più antiche di Milano

Via Manzoni e Archi di Porta Nuova 1850 circa

Porta Nuova e sullo sfondo fanno capolino la facciata e il campanile della chiesa scomparsa di San Bartolomeo 1850 Circa

In Italia i primi esperimenti di fotografia sono condotti da Enrico Federico Jest e da Antonio Rasetti nell'ottobre del 1839 con un macchinario di loro costruzione basato sui progetti di Daguerre. Le prime fotografie italiane sono vedute del Templio della Gran Madre, di Piazza Castello, e di Palazzo Reale, tutte a Torino.

Ma anche a Milano nello stesso periodo vi era una certa curiosità sulla nuova tecnica che immortala la realtà. Uno di questi primi interessati alla fotografia fu Luigi Sacchi, nato a Milano nel 1805, Luigi Sacchi è figlio di Giuseppe e di Serafina Mangiarotti, cresce in una famiglia dedicata alle arti e allo studio ed è cugino di Defendente Sacchi, illustre filosofo e critico d'arte dell'Università di Pavia.
Sacchi si iscrisse a soli 17 anni alla Scuola di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Già nel 1827 esponeva ben 7 dipinti ad olio alla Esposizione dell'Imperial Regia Accademia e lo stesso fece nel '28 e nel '29. 
Nei primissimi anni '30 si discosta dalla pittura e si dedica all'incisione e alle tecniche di litografia e xilografia diventando rapidamente uno dei più stimati ed autorevoli professionisti del Lombardo Veneto.
In quel decennio prende intanto piede in tutte le principali città d'Europa la stampa illustrata. Periodici, libri e strenne con illustrazioni passano da una produzione limitata alle classi altoborghesi e aristocratiche ad una diffusione ultrapopolare con prezzi bassi e diffusioni enormi.

Fonda la rivista Cosmorama che già nel 1836 riesce ad avere abbonati che ricevono la rivista sino nelle lontane Palermo, Zara, Napoli, Bari, Trieste...
Negli stessi anni il Sacchi apre a Milano la prima stamperia xilografica d'Italia e inizia a stampare opere di Manzoni, Porta, Grossi e D'Azeglio.
Questo successo clamoroso del giovane Sacchi valse ad una richiesta di collaborazione niente meno che da Alessandro Manzoni, che in vista della ripubblicazione definitiva de I Promessi Sposi, chiese, ed ottenne, che il Sacchi fosse il direttore dell'edizione illustrata del celebre romanzo da pubblicarsi tra il 1840 e il 1842 in dispense illustrate.
Cosmorama Pittorico


Per trovare i migliori incisori ed illustratori d'Europa il Sacchi partì per un viaggio che lo portò a Parigi, casualmente nell'anno preciso in cui venne presentata al mondo la prima fotografia ottenuta tramite il metodo di Daguerre.
Sacchi si fermò parecchi mesi a Parigi ed entrò in contatto con i primi ambienti di fotografi dell'epoca. 
Quando rientrò nella primavera del 1840 a Milano si portò dietro alcuni dei migliori incisori dell'epoca: Bernarnd, Sheeres, Pollet, Loyseau.

Contemporaneamente Sacchi iniziò la sua attività di fotografo tramite i metodi di Daguerre e dal 1841 dal metodo di Talbot, il processo calotipico.


Il Lombardo Veneto fu infatti uno dei territori più aperti alla nuova arte appena inventata a Parigi.
Già nei primi mesi del 1839, cioè pochi settimane dopo l'invenzione, decine di riviste e giornali parlavano a profusione della nuova miracolosa arte fotografica e già nell'estate del '39 a Milano iniziarono a lavorare i fotografi Alessandro Duroni, Brenta e Miani, con l'aiuto finanziario del conte Antonio Kramer.
Alessandro Duroni Piazza Duomo 1859

1857. Albumina di Piazza del Duomo dalla torretta dei Giureconsulti

1858, piazza duomo, parte di una stereotipia francese (probabilmente Hippolyte Deroche e Francesco Heyland)

Si conoscono varie fonti che attribuiscono al Sacchi l'inizio dell'attività di fotografo già nel 1839 con la dagherrotipia e nel 1841 con il metodo di Talbot.
Pare infatti esistesse una cartella di immagini risalenti al 1839-40 di Sacchi che venne visionata nel 1965, ma poi mai più rintracciata nonostante fosse in mano agli eredi del Sacchi.
In ogni caso le prime foto oggi autenticate sono del 1845 e nel 1846 il Sacchi espose alcune sue fotografie a grande formato all'Esposizione dell'Industria Lombarda e nel 1847 al Congresso degli Scienziati Italiani, tenutosi a Venezia.
Nel 1851 Sacchi si reca a Parigi dove compra una delle pochissime fotocamere prodotte dallo Chevalier e apprende i metodi di sviluppo appena inventati da Le Gray e da Blanquart Evrard.
Tornato a Milano da il via al nuovo progetto editoriale Monumenti, Vedute e Costumi d'Italia.
Rivista culturale corredata da immagini dei maggiori monumenti della penisola allora assolutamente inedite ed unici.
Duomo e coperto dei Figini di Luigi Sacchi ante 1859

Duomo e la piazza nel 1850 circa

Duomo e Rebecchino 1865/70 a sinistra le prime demolizioni per la Galelria

Sacchi parteciperà ad una svariata serie di esposizioni guadagnando consensi e premi quale fotografo tra i migliori. Come il riconoscimento che riceve nel 1857, celebrato dal maggior critico d'arte fotografica dell'epoca, Ernest Lacan, come il maggior fotografo vivente e la sua ripresa dell'Ultima Cena di Leonardo come una delle migliori fotografie sino ad allora realizzate.

Alla fine del 1860 Sacchi raggiunge in nave Caprera, l'isola la cui metà settentrionale era dal 1856 di proprietà di Garibaldi, che pochi mesi prima "aveva fatto l'Italia". Sacchi fotografa l'isola, la tenuta, la piccolissima e modesta casa dell'Eroe dei due Mondi.
E' il suo ultimo lavoro.
Pochissimi mesi dopo, il 15 gennaio 1861 muore a Milano.


Luigi Sacchi  Veduta del Duomo di Milano; particolari del primo e secondo ordine del lato sinistro della facciata, 1854

Luigi Sacchi Colonne di San Lorenzo a Milano, 1845

luigi sacchi foto di gruppo milano 1845

Luigi Sacchi foto al Padiglione eretto al rondò di Loreto
in occasione della visita dell'Imperatore Francesco Giuseppe a Milano nel 1857

Luigi Sacchi Veduta animata del portale minore del Santuario di Santa Maria presso San Celso a Milano, 1849


Luigi Sacchi Veduta fuori di Porta Ticinese, Milano 1846-49

Il termine lucigrafo venne inventato a Brera nell'Accademia e fu il termine con cui nel Lombardo Veneto vennero chiamati i primi fotografi, prendendo spunto dal latino, al contrario del termine che poi si impose, fotografo, che aveva origine dal greco.


Veduta animata della Luigi Sacchi Basilica di Sant'Ambrogio a Milano, 1849


Sacchi fu senza dubbio tra i primissimi fotografi di Milano, seppure ufficilamente le sue prime immagini risalgano al 1845.
Come già detto prima il Sacchi viene però citato come attivo nel 1839 a Milano e lo scrittore Silvio Negro vide personalmente una cartella di fotografie di quell'anno in possesso di Marino Parenti.
Il Parenti, saggista e massimo bibliografo del Manzoni e anima del Premio Bagutta per tutti i primi decenni del '900, oltre che pittore e gastronomo, venne in possesso delle immagini del Sacchi, insieme ad una corposa mole di documenti, direttamente dagli eredi del Sacchi.
Silvio Negro cita l'episodio ne Nuovo Album Romano, edito da Neri Pozza nel 1965.
Il Parenti morì due anni prima, nel 1963, e l'intera sua biblioteca e fondo autobiografico fu acquisita dalla Provincia di Torino.

Probabile quindi che alcune delle potenziali primissime foto di Milano scattate nel 1839 siano oggi a Torino.

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