sabato 24 gennaio 2015

Zona Duomo - Palazzo Reale di Milano: lo scrigno rotto - Parte 1: la storia

All'ombra della grande cattedrale bianca, si trova il palazzo Reale di Milano. Una delle residenze reali più belle d'Europa devastata completamente dall'ultimo conflitto mondiale.
Poco valutato per lungo tempo tanto da lasciarlo decadere fino agli anni Settanta. Ristrutturato e restaurato in parte oggi ospita eventi e esposizioni d'arte di importanza globale.

Sorto come sede del potere civile della città (Arengo), tra XII e XIII secolo, a lato delle due basiliche antiche di Santa Tecla e di Santa maria Maggiore, nel cuore istituzionale della Milano medievale divenne sempre più importante. Chiamato anche Broletto Vecchio dopo il 1200 per distinguerlo dal nuovo Broletto costruito in piazza dei Mercanti, fu Matteo Visconti a fare dell'Arengo, a fine Duecento, la sede stabile della signoria, trasferendovi gli uffici amministrativi.

Fu Azzone Visconti a trasformarlo in una lussuosa dimora trecentesca, venne rinnovata la grande corte maggiore prospiciente l'area delle basiliche, volle realizzare alcune opere di fortificazione e costruire la cappella ducale, attigua al palazzo.

Col tempo il palazzo divenne sempre più grande e sontuoso, crescendo occupò un area irregolare sempre più vasta. Vi lavorò anche Giotto affrescando probabilmente alcune sale, chiamato a Milano proprio da Azzone, e dove in seguito soggiornò anche il Petrarca, facendola diventare una delle residenze più importanti d'Europa. Di quel periodo ci è pervenuto veramente poco e la memoria di quel lusso resta oggi affidata alla cronaca di Galvano Fiamma (Milano, 1283 – Milano, 1344) - che cita sale riccamente decorate, gallerie, giardini con serragli di animali esotici e orti pensili, fontane e pescherie - oppure al più debole ricordo seicentesco di Carlo Torre ("Azzone cinse la per quadro di portici sostenuti da dieci grand'archi per ogni lato con grossi pilastri [...] e quattro torri una all'altra a rimpetto...").
Il grande fabbricato oramai vetusto non era più degno per i duchi di Milano e all'inizio del Quattrocento gli Sforza vollero portare la corte al Castello di porta Giovia. Castello anche più sicuro per la sorte dei duchi, visto che in caso di attacco da parte dei rivoltosi cittadini gli abitanti del castello potevano facilmente scappare o difendersi.
Nel Cinquecento la caduta della ducato degli Sforza comportò un diverso utilizzo del Castello e del vecchio palazzo Ducale che divennero la prima fortezza militare e l'altra la sede dei governatori della città.

Sotto alcune ricostruzioni del palazzo all'epoca di Azzone Visconti









Resti del palazzo gotico riemersi durante la demolizione della manica lunga


Sarà con l'arrivo del governo spagnolo che il palazzo ritorna ad essere importante e grazie al governatore Ferrante Gonzaga, il quale prende residenza stabile in città dal 1546 e che inizia la sua nuova trasformazione. Alla fine del '500 venne costruito un grande teatro di corte, teatro che sarà la base del futuro teatro alla Scala.

Dal '600 al '700 il palazzo subisce poche modifiche sostanziali. Il 25 gennaio 1695 andrà distrutto in un incendio il Teatro di Corte, evento che lascerà per anni la città priva di un teatro importante.

Dopo la Guerra di Successione spagnola, Milano passò definitivamente agli austriaci che nel 1717 vi inviarono il primo governatore, il conte di Loewenstein che già dal 26 aprile di quell'anno avviò i lavori per la costruzione di un nuovo teatro ducale, più grande ed armonioso del precedente.

Nella seconda metà del '700, sotto il dominio degli Asburgo, il Palazzo Reale divenne un luogo di fastosa vita di corte e vede importanti artisti ed architetti lavorare a trasformazioni ispirate al barocchetto teresiano.Un primo progetto di restauro dell'edificio venne previsto dall'Imperatore Giuseppe II già durante una sua visita a Milano il 26 giugno 1769 il quale aveva in un primo tempo pensato addirittura di ricorrere all'architetto Luigi Vanvitelli per l'esecuzione del progetto ma, forse anche a causa della mancanza dei fondi necessari per portare a compimento l'opera, il palazzo venne lasciato immutato.

Grande rivoluzione avvenne nel 1773 sotto la direzione dell'architetto Giuseppe Piermarini, affiancato da Leopold Pollack inviato da Vienna per controllare le spese e per diventarne l'allievo. Il palazzo sarebbe stato comletamente rivoluzionato, aperta la corte maggiore verso il Duomo e cancellate le tracce medievali ancora presenti, nuovi saloni e nuove facciate.

Ancora in pieno fermento dei lavori per il rifacimento del palazzo, la notte del 26 febbraio 1776, bruciò nuovamente il Teatro di Corte. Pertanto si decise di allontanare il teatro (sempre a rischio incendi) e nel giro di due anni venne edificato il famoso Teatro alla Scala poco distante dal palazzo.

La rivoluzione interna ha il suo massimo effetto con la costruzione di un grande salone per le feste, la famosa Sala delle Cariatidi, così chiamata per le 40 cariatidi realizzate da Gaetano Callani che reggono una balaustra tutt'attorno al salone. Contemporaneamente venne ristrutturata anche la cappella ducale di San Gottardo che ottiene una nuova decorazione interna di stile neoclassico. Viene salvato unicamente il campanile, giudicato un modello dell’idea di bellezza architettonica del tempo di Azzone Visconti.


Il palazzo nel 1700



Il palazzo e la Sala delle Cariatidi primo 900



Arriviamo al XX secolo per vedere la distruzione di questa corte così preziosa. Infatti il palazzo intero subì gravi danni nella notte del 15 agosto 1943 quando la città venne colpita da un bombardamento inglese massiccio. Fu così che gran parte del palazzo rimase scoperchiata dall'agosto 1943 fino al 1945 e oltre, subendo danni ancora più gravi di quelli causati direttamente dal bombardamento, con la perdita di affreschi di Appiani, Knoller, Traballesi, e delle decorazioni a stucco dell'Albertolli e del Tazzini. Solo dal 2000 si inizia seriamente al restauro e al ripristino di questo grande edificio.
Noi di Urbanfile vogliamo la ricostruzione della Sala delle Cariatidi com'era, perché lo stato attuale della sala è dovuto più alla negligenza delle autorità più che al disastro bellico.


La Sala dopo il bombardamento



Il palazzo oggi




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