mercoledì 17 settembre 2014

Zona Stazione Centrale - Filzi 25, un buon esempio di relazione tra spazio pubblico e privato.

Filzi 25 è un intervento di riqualificazione di un edificio anni '60 che è stato realizzato qualche tempo fa.

Volevamo adesso soffermarci sulla buona riuscita dell'affaccio su strada e dell'ambiente urbano che crea in relazione con lo spazio pubblico.

La zona relativa all'intervento privato, oltre ad essere curata nell'estetica e nei materiali, è lasciata aperta, permeabile, sia fisicamente che visivamente, al passante. Anche l'ingresso all'edificio sembra amplificare gli spazi creando un angolo urbano piacevole e spazioso.
Si aggiunga che in questo tratto, proprio prospiciente al grattacielo Pirelli, la via presenta una sistemazione di qualità, con pavimenti in pietra, panchine e nessuno spazio di sosta.

Il tutto contribuisce a costruire un piccolo pezzo di città accogliente e ordinato.

E' questo che l'urbanistica dovrebbe fare, mettere in relazione gli spazi pubblici con quelli privati in modo da creare 'sinergie' positive.
Non limitarsi burocraticamente ad approvare progetti che corrispondono alle comuni pratiche edilizie.

Lo spazio che abbiamo qui presentato ricorda molto la concezione anglosassone (a Londra gli interventi di questo tenore sono la regola) o quella olandese degli spazi urbani.

Spesso a Milano, invece, si trascurano questi aspetti e la norma sono edifici 'protetti' da brutte cancellate a sigillare il proprio spazio privato, spesso minimo e senza qualità.
Questo contribuisce ad abbruttire la città, ad appesantirla, per così dire.

Vorremmo che gli interventi di questo tipo fossero più frequenti, se non addirittura la norma.
Si potrebbe fare addirittura un decalogo su che tipo di interventi fare o che materiali usare. Oppure sgravi o bonus per chi rende 'pubblici' i propri spazi privati. E, perché no, magari risistemando anche gli spazi pubblici prospicienti.

Il rosso delle pietre è dato dalla polvere ferrosa prodotta dallo sferragliare dei tram in transito nella via.














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