Trascorsi poco più di sei anni dall’arrivo dei Frati Servi di Maria spostatisi dal centro in questa zona in forte crescita demografica, ci si rese conto di come fosse ormai insufficiente la primitiva “gesèta”. La popolazione era aumentata, i fedeli erano assiepati all’interno della piccola cappella e costretti talvolta a partecipare alle celebrazioni dal marciapiede di via Zamagna. Già all’indomani dell’ingresso del primo parroco, il padre Provinciale comunica la notizia di un probabile progetto per la costruzione della futura chiesa, del convento e delle opere parrocchiali a San Siro. Una missiva dell’ingegner Giuseppe Invitti, datata 30 settembre 1944, spiega a padre Vielmo come “la chiesa è prevista con la fronte sul piazzale Esquilino, arretrata rispetto alla linea stradale di metri 8 allo scopo di creare un piccolo sagrato racchiuso ai lati fra il campanile e il battistero. La chiesa, la cui pianta è a croce latina, ha la grande navata centrale fiancheggiata da due piccole atte all’andirivieni dei fedeli. Su queste prospettano quattro altari secondari mentre altri due sono previsti sulle testate del transetto. Sul presbiterio prospettano la sacrestia e la penitenzieria; l’abside ospiterà il coro. Sopra la sacrestia e la penitenzieria vi saranno le cantorie. Sull’asse della chiesa ed in comunicazione diretta sorgerà il convento a forma quadrata racchiudente il chiostro. L’architettura si rifà alle tradizioni romanico-lombarde a cui attinge caratteristiche e motivi senza false imitazioni ma con spirito consono ai nostri tempi ”.
Il 1951 è l’anno che segna l’inizio della costruzione dell’imponente chiesa Parrocchiale e del convento. Il progetto si deve all’ingegno dell’architetto-archeologo Ferdinando Forlati che, in collaborazione tecnica con gli ingegneri Giuseppe e Aldo Invitti, segue in tutto e per tutto la sua linea di pensiero: “Pensiamo che l’impostazione di una chiesa debba partire da elaborati e da riveduti studi planimetrici e funzionali per poi innalzarsi con ossature semplici, cioè prive di ogni stranezza”.
Lo scavo per le fondamenta viene velocemente allestito e si può procedere alla posa della “prima pietra” che avviene l’8 maggio ad opera del Cardinale Schuster. Nella notte di Natale del 1951 viene celebrata nel sotterraneo la prima Messa e dal 1952 le celebrazioni, con gran concorso di popolo, vengono officiate nello stesso luogo, oggi salone dell’oratorio.
Nel 1955 la chiesa era completa nelle sue strutture fondamentali per cui si decise di aprirla al culto scegliendo la data dell’8 dicembre, Festa dell’Immacolata. I Padri erano raggianti nel comunicare la data che vede il compimento di un’opera grandiosa. Il 27 novembre del 1955 l’Arcivescovo Montini invia a sacerdoti e fedeli della Parrocchia-Santuario dell’Addolorata in San Siro la sua paterna benedizione in occasione dell’inaugurazione della nuova chiesa. Anche Pio XII, pontefice regnante, attraverso il Sostituto mons. Dell’Acqua, fa pervenire la sua parola e la sua benedizione apostolica. Nel tardo pomeriggio del 7 dicembre l’Arcivescovo Montini giunse in p.za Esquilino per compiere il rito della benedizione della nuova chiesa, chiudendo la sacra funzione con la Benedizione Eucaristica. L’indomani 8 dicembre al mattino venne celebrato il solenne pontificale da mons. Crivelli del P.I.M.E. In serata un grandioso concerto vocale-strumentale eseguito da artisti del Teatro alla Scala chiuse le manifestazioni.
La costruzione si presentava senza rifiniture, allo stato grezzo delle murature; il pavimento era una grande unica gettata di calcestruzzo, le finestre della navata avevano i vetri provvisori mentre il grande rosone della facciata non aveva vetri ma solo un telo bianco posticcio di copertura; dopo questa descrizione, lascio immaginare al lettore quale fosse la situazione in chiesa durante i freddi inverni milanesi dell’epoca.
La chiesa parrocchiale è di forma basilicale a tre navate e misura 58,00 m. di lunghezza, 28,00 m. di larghezza e 22,00 m. di altezza calcolata all’imposta delle capriate. All’esterno la gran mole si presenta semplicissima nel tono rosso di un mattone assai curato. La diversa disposizione dei laterizi decora la semplice facciata dove solo due elementi sono dominanti: il grande rosone e le quattro grandi mensole ove appoggiano le sculture in travertino raffiguranti i simboli degli Evangelisti. I tre portali sono coperti dal portichetto claustrale, mentre nei fianchi la parete liscia è rotta da finestre lunghe e sottili archivoltate con vetrate policrome dal disegno moderno. L’interno è ad un’aula con copertura a capriate visibili che nel progetto originale dovevano essere celate da una soffittatura a cassettoni in legno a grandi lacunari onde eliminare i seri problemi di acustica. Due file di pilastri lastricati in marmo “Breccia di Brescia” dividono la navata centrale dalle laterali che hanno funzione di luoghi di passaggio, di preghiera e di servizio. Il presbiterio è ampio, di forma quadrangolare, ai lati si aprono i transetti, mentre il fondo è chiuso dall’abside semicircolare che delimita ad oriente la sagoma della chiesa. Orientata secondo la prescrizione antica, cioè con l’abside rivolta ad oriente, la chiesa consente una lettura secondo i dettami interpretativi dello stile romanico.
Giunti alla metà degli anni ’80 ci si rese conto di come fosse giunto il momento di consacrare ufficialmente al culto la chiesa parrocchiale. Essa necessitava però ancora di qualche lavoro di miglioria e di completamento uniti a qualche restauro. I lavori vennero condotti dall’architetto Ada Tavassi. Le finestre della navata centrale e delle laterali insieme al grande rosone della facciata ricevettero le vetrate colorate. Anche la facciata venne abbellita come da progetto originario con la posa in opera, sulle mensole già presenti dalla costruzione, di quattro sculture in pietra raffiguranti i simboli degli Evangelisti. Terminati i lavori lachiesa era ormai pronta per essere consacrata.
Il 4 maggio 1991 il cardinale Martini compiva il sacro rito alla presenza di moltissimi fedeli.
La Cappella dell’Addolorata
E’ una costruzione che potremmo definire una chiesa nella chiesa: costituisce il luogo più raccolto, più intimo nel quale la preghiera si fa colloquio. La cappella è quadrangolare con abside semicircolare e viene usata per le celebrazioni feriali; consta di tre aperture direttamente nell’aula della chiesa. Troneggia nel piccolo presbiterio un imponente altare marmoreo di fattura moderna con un’ancona in maiolica smaltata raffigurante i Sette Dolori di Maria opera dello scultore A. Poli risalente agli anni ’60; la grande pala pare risulti essere la più grande opera in maiolica esistente al mondo. L’abside è decorata a mosaico.
Al centro dell’ancona si apre una nicchia ove abitualmente è posta la statua della Vergine Addolorata. La scultura è in legno della Val Gardena scolpita in un sol pezzo da artigiani locali e si discosta dalle consuete raffigurazioni poiché non manifesta alcun elemento settecentesco quali le spade, simbolo dei Dolori; sul capo è posta una aureola stellata.
Dietro l’altare si apre una nicchia chiusa da una robusta inferriata nella quale è custodito il Reliquiario che contiene una reliquia del Miracolo di Cannobio donata dal Card. Schuster alla Parrocchia nel gennaio 1954.
Testo raccolto dal sito softan93.it