martedì 10 giugno 2014

Milano - La riapertura della Cerchia dei Navigli è possibile

Urbanfile appoggia questa idea, un progetto solo estetico ma che ridurrebbe il traffico in centro e forse restituirebbe un anima romantica a questa città. Per giunta visto che una parte del percorso verrà stravolto dalla costruzione della M4 che da Via Visconti di Modrone che seguirà in parte il vecchio percorso fino a Sant'Ambrogio, pertanto rendendo inutile la presenza per buona parte della vecchia circolare della 94.

Via San Marco, ponte dei Medici o di Montebello

La Cerchia dei Navigli è ricordata oggi più nel nome evocativo che in un effettiva cerchia di canali quale era. Oggi infatti si tratta di un anello di strade che circondano il centro storico di Milano. Il suo percorso coincide in larga parte con quello del fossato difensivo della città medievale trasformato, tra il XIV e il XV secolo, in canale navigabile (appunto un naviglio) per il trasporto delle merci e infine ricoperto a partire dal 16 marzo 1929.

Le origini del fossato risalgono al 1156, all'epoca delle guerre di Milano con il Barbarossa; fu Guglielmo da Guintellino, ingegnere militare genovese al servizio dei Milanesi a progettare le opere e a sovrintendere alla loro realizzazione. Milano era ancora cinta dalle mura romane, quelle repubblicane a sud e a ovest e l'estensione massimiana (286-305) a nord e a oriente, anche se in molti punti la città le aveva sopravanzate. Alcuni importanti monumenti, soprattutto chiese e conventi, sorgevano al loro esterno (Sant'Ambrogio, San Lorenzo, San Bernardino, Sant'Eufemia, Santo Stafano e San Babila, per citarne alcune), e intorno a queste si erano sviluppati insediamenti e attività. La città aveva da tempo un sistema idrico complesso: riceveva acque dal Seveso, dall'Acqualunga, dal Molia, dal Nirone e dall'Olona; parte la penetravano, parte la circondavano o ne uscivano (il Nirone e la Vettabbia).

Barcone coi rotoli di carta (forse del Corriere della Sera) transita sotto il ponte delle Sirenette

Corso di Porta Romana, il Ponte sul naviglio e il Ponte sul naviglio con la statua di san Giovanni Nepomuceno e sullo sfondo la chiesa di Santa Sofia

La nuova cerchia, più ampia, proteggeva la città così come era diventata nei secoli e soprattutto captava anche le acque dell'Olona fino ad allora direttamente tributaro della Vettabbia. Tutte le acque furono incanalate nel nuovo fossato largo ventiquattro braccia e la terra di riporto ottenuta dallo scavo fu utilizzata per costruire imponenti bastioni (terraggi). Difese strategicamente ben piazzate, ma non particolarmente efficaci, costruite in terra rinforzata da palizzate e difese da torri di legno. Ma questi erano i materiali di cui disponeva Milano, lontana dalle cave di pietra e priva di rilievi su cui arroccare le difese. Il Barbarossa se ne impadronì e rase al suolo la città (1162) e disperse i Milanesi in differenti borghi (Baggio, Greco, Lambrate, ecc...). Fossa e cinta furono ricostruiti nel 1171, più efficaci, soprattutto perché i Milanesi avevano imparato a combattere lontani dalle loro poco difendibili mura. Col tempo, la città si dotò di un formidabile apparato di alleati, di castelli, roccaforti, borghi fortificati tanto che nel giro di due secoli divenne il più potente e ricco degli stati italiani. La vecchia fossa, superata militarmente, fu protagonista del benessere della città: dei commerci come dell'agricoltura, perché centro regolatore del sistema irriguo e delle molteplici attività che lo scorrere dell'acqua rendeva possibili: molini, folle, torchi, magli, torcitoi. Alcune di queste attività sopravvissero fino alla trasformazione in "Cerchia dei Navigli".

Il massimo splendore di questo canale navigabile lo si ha verso la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, con i sontuosi palazzi signorili che avevano sul canale soprattutto nel tratto nobile i loro bei giardini.

Il Naviglio di Via Fatebenefratelli, sulla sinistra la chiesa di Santa Maria in Aracoeli

Il 3 marzo 1928 viene chiesto al Ministero dei Lavori Pubblici, con esito positivo, il permesso di copertura della cosiddetta "fossa interna", ossia del tratto di naviglio da Piazza San Marco fino a Porta Genova. La decisione era motivata da nuove necessità viabilistiche ed igieniche, date dagli scarichi abusivi degli immobili adiacenti nella fossa interna anziché nella rete fognaria. La copertura dei navigli negli anni avvenne tra il 1929 e il 1930, creando un anello di strade che ne prese il posto e che fu chiamato Cerchia dei Navigli, il quale, snodandosi da piazza Castello percorreva in senso orario via Pontaccio, via San Marco, via Fatebenefrarelli, piazza Cavour, via Senato, via San Damiano, via Visconti di Modrone, via Francesco Sforza, via Santa Sofia, via Molino delle Armi, via de Amicis per finire in via Carducci. Divenne quindi la circonvallazione interna di Milano, che portò il traffico automobilistico in centro città.

Via Senato, Naviglio e Giardino di Palazzo Pertusati


Studi di fattibilità sono stati vagliati in questi anni per una riapertura totale della vecchia cerchia dei navigli. Il problemi sono molteplici: il traffico; la totale trasformazione dei palazzi che hanno aperto sulla "cerchia" portoni e negozi; la metropolitana linea 1 che passa forse troppo in superficie in Via Senato; i costi dell'operazione che sarebbe prettamente estetica e di nessun utilizzo.


La ricerca esplora tutto ciò che può essere coinvolto dalla riapertura del sistema dei canali milanesi dal Nord-Est della città dove il Naviglio Martesana è ancora aperto, verso il centro della città dove ritrova il tracciato della storica cerchia nel versante orientale, sino a giungere alla darsena per ricongiungersi ai navigli Pavese e Grande.








Il presente studio, prendendo spunto dall’esperienza della mostra “Naviglio, Cuore di Milano”, è basato su una fase iniziale di ricerca di contenuti storici (fotografie, dipinti, testi) relativi principalmente al tratto di via Francesco Sforza. Questa ricerca è accompagnata da un’indagine mirata a individuare quegli elementi che più rappresentano la Cerchia dei Navigli nell’immaginario dei cittadini milanesi e di come questa venga quotidianamente dibattuta. In particolare sui social media, la percezione di questa identità sommersa della città, riteniamo che sia oggi un elemento compatibile e desiderabile del futuro paesaggio urbano. Con questo criterio, sono state selezionate immagini ad elevato contenuto emotivo ed evocativo che diventano simbolo di valori condivisi e importanti per la comunità (acqua, lavoro, mobilità sostenibile e agricoltura come beni comuni). Fare emergere questi archetipi è il primo passo utile all’identificazione di contenuti per la progettazione di un’efficace campagna di comunicazione e partecipazione del progetto di riapertura.



Sono stati effettuati tre approfondimenti che costituiscono tre “prototipi” iniziali utili per estendere il progetto al resto del tracciato:
la Conca dell’Incoronata,
la Conca di Viarenna,
il tratto iniziale nord di via Melchiorre Gioia.

E’ quindi stata analizzata la fattibilità degli interventi sotto il profilo architettonico, viabilistico, idrico, idrologico, idrogeologico ed economico.

Su Milàn l'era inscì (Milano era così) potrete trovare la raccolta di immagini della Cerchia dei Navigli  da San Marco alla Darsena

Per info sul sito del Comune di Milano

Continuate a leggerci sul nostro blog

Troverete i nostri articoli sul blog.urbanfile.org