Il nuovo corso è partito il 7 gennaio scorso. In questa prima fase di sperimentazione i vigili urbani hanno lavorato d’intesa con l’Amsa: i primi identificavano le biciclette da candidare alla rimozione, gli operatori ecologici si occupavano dalle procedure di smaltimento. Tra i due passaggi viene concessa una «tregua» di venti giorni: il tempo offerto all’eventuale proprietario per leggere l’avviso giallo appiccicato al telaio («La presente bicicletta, visto il cattivo stato...») e salvare la propria bici dalla destinazione in discarica. La seconda fase, quella social , è partita ieri. Restano invariate le modalità di recupero dei mezzi, ma nel processo di segnalazione ora possono entrare direttamente i cittadini.
Negli Internet store, i negozi virtuali, è online da ieri la versione aggiornata dell’applicazione «Puliamo» rilasciata dall’Amsa. In fondo alla schermata iniziale è apparsa la voce «BiciclaMi» (accompagnata dal logo di una bici stilizzata). Da questa sezione si apre una schermata dedicata al recupero dei rottami: «Scatta una foto e segnala la presenza di biciclette abbandonate sul territorio cittadino». Sono richiesti: nome, cognome, email e numero di telefono. Bisogna indicare almeno uno di questi status: assenza di entrambe le ruote; assenza del manubrio; assenza di catena o altre parti indispensabili al funzionamento; deformazione totale o parziale del telaio. Ultimo step: allega la foto e invia. L’asse d’intervento polizia-Amsa assume così la forma di una triangolazione. Dopo la segnalazione del cittadino, i vigili raggiungono la bici «sospetta» e posizionano l’adesivo giallo. È l’ultima chiamata. Venti giorni per reclamarla o il ferrovecchio sparisce.