venerdì 16 novembre 2012
Palazzo Stampa di Soncino conciato per le feste
Capendo che l'unica soluzione per la sopravvivenza del Ducato era quella di concedersi alla protezione della maggiore potenza dell'epoca, il Sacro Romano Impero, Massimiliano Stampa decise di concedere Milano all'Imperatore Carlo V, ottenendo in cambio l'investitura del marchesato di Soncino (3 novembre 1536). Già nel 1524 Massimiliano aveva ottenuto da Francesco II i feudi di Melzo e Gorgonzola, concessi successivamente per volere imperiale nel 1526 al nobile spagnolo Antonio de Leyva. Stampa ne rientrò ad ogni modo in possesso nel 1530 e vi rinunciò nuovamente nel 1531. Nel 1525 era anche entrato in possesso del feudo di Rivolta d'Adda e poco dopo di quello di Castellazzo di Corbetta, ottenendo nel 1535 il governo delle terre di Tromello. Carlo V, nel 1540 cedette i propri domini lombardi al figlio Filippo, divenuto re di Spagna. Alla sua morte, avvenuta il 23 agosto 1543, Massimiliano Stampa venne sepolto nella chiesa milanese di San Marco. I suoi averi passarono alla moglie, Anna Moroni, la quale si insediò stabilmente nel castello di Cusago. Sua nipote fu la sventurata Marianna de Leyva, ricordata dal Manzoni come "La Monaca di Monza".
A Milano, la figura Di Massimiliano Stampa viene prevalentemente ricordata per la costruzione del Palazzo Stampa di Soncino, realizzato grazie alla supervisione dell'architetto Cristoforo Lombardo, uno dei maggiori dell'epoca, che realizzò per lui un grandioso portale con le imprese di Carlo V. Si tratta di un vasto edificio, frutto modificazioni dal XVI secolo in poi. Si sviluppa su quattro cortili, il primo dei quali è a portici con archi a tutto sesto su sottili colonne tuscaniche; al secondo piano una serie continua di serliane su due lati funge da affaccio ad una loggia.
Nel 1877, a 2,55 metri sotto il livello del terreno, nel cortile dell'edificio ad angolo con Via Torino, si è scoperto un pavimento musivo ricoprente un grosso ambiente romano.
Palazzo Stampa è oggi un grande edificio storico che pare proprio dimenticato da tutti, da chi lo amministra e persino dai milanesi. Le sue lisce pareti sono spesso preda di graffitari e vandali. Anche i negozi, avidi di spazi, hanno invaso uno dei suoi cortili già dagli anni Cinquanta (ci entrò per primo il negozio di abbigliamento "All'Onestà").
La proprietà, che non conosco, non ha mai sistemato le facciate. Ricordo che qualche anno fa ci fu un accenno ad un tentativo di restauro - alcune prove di colore tuttora visibili -, ma poi più nulla. Mi piange il cuore ogni volta vedere un simile tesoro della mia città trattato come un palazzo qualunque.
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