Entro la fine del mese le 24 famiglie (un centinaio di persone in tutto) che abitano nel campo in via Idro riceveranno la lettera d’avviso. I nomadi cacciati potranno trovare una nuova casa se vorranno o accettare l’ospitalità dei centri di emergenza sociale e di quelli di autonomia abitativa, dove sarà possibile stare per due anni.
«Un degrado inaccettabile. Il Comune deve intervenire. Parliamo di un’area che non è stata governata per anni», dice Gabriele Ghezzi, presidente della commissione Sicurezza, «serve un’azione urgentissima e non procrastinabile... Ci sono tubature rotte e fogne a cielo aperto, bimbi che giocano in spazi precari».
Oltre al degrado in cui vivono, l'area è anche terreno alluvionale del fiume Lambro che lambisce il campo, rendendolo anche pericoloso, senza contare un serio disagio per chi finora cercava di passare lungo la pista ciclabile della Martesana per paura di venire derubati o altro.
Il Comune sta offrendo a chi lo desidera un percorso di integrazione e restituendo lo spazio alla fruizione di tutti i cittadini, che hanno il diritto di passare per Via Idro senza avere paura.
“Da tempo l’assessorato all’Urbanistica e l’assessorato alla Sicurezza, d’intesa con il Consiglio di Zona 2, stanno lavorando per seguire il processo della chiusura del campo rom, aperto nel 1998, e per una profonda riqualificazione dell’area, che presenta notevoli complessità sotto il profilo del rischio idrogeologico. La sua valorizzazione potrebbe rientrare nell’ambito di utilizzo del nuovo Fondo per lo Sviluppo Urbano avviato poche settimane fa dal Comune di Milano in collaborazione con la Banca Europea degli Investimenti”. Così il vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Ada Lucia De Cesaris, e l’assessore alla Sicurezza e Coesione sociale, Marco Granelli, sulla riqualificazione di via Idro.