venerdì 31 luglio 2015

Zona Duomo - Lo "squallore" di Palazzo Reale


Palazzo Reale, già il nome dovrebbe significare qualcosa di sontuoso, importante, prezioso, eppure a Milano Palazzo Reale è solo un luogo dove allestire mostre.

Belle e importanti mostre, di grande successo senza alcun dubbio, ma Palazzo Reale così com'è crediamo sia un non luogo per Milano. Sarà la sua disposizione angolata nei confronti degli altri palazzi circostanti che sono invece allineati al Duomo, sarà per il fatto di essere "Reale" qualcosa che significa poco coerente con la democrazia, fatto sta che Palazzo Reale per Milano sia solo un contenitore per mostre e nient'altro.

Recentemente siamo stati alla splendida mostra dedicata al genio di Leonardo Da Vinci e prima ancora alla mostra Dai Visconti agli Sforza, due delle molte mostre e esposizioni che decretano il successo di questo luogo e spazio espositivo. 230mila visitatori sono andati a vedere ad esempio il genio di Leonardo da Vinci in tre mesi. 

Già quando siamo entrati e abbiamo acquistato i biglietti, facendo una fila alquanto estenuante, abbiamo assistito al disordine che regna nel modus operandi: una cassa pareva fosse bloccata e l'altra veniva aperta per pochi minuti, dando al turista un senso di incertezza e di improvvisazione. 

Entrati nella sala allestita per distribuire gli auricolari per l'ascolto guidato alla mostra, abbiamo notato il personale poco gentile, banchi e armadietti buttati lì come se ci si trovasse in un magazzino di una stazione (ricordiamo che ci si trovava nella sala detta Anticamera di Sinistra, ancora decorata con stucchi e quadri). 

Dopo aver visto la stupenda mostra, abbastanza esaustiva, sulle opere di Leonardo, si entra nella Sala della Rotonda, un tempo stupenda Sala del Trono: in quel momento pareva più una sala giochi di un paesino sperduto nella pianura padana più che un salone reale di fine Settecento. Sedie in plastica, tavolini improvvisati, cavi elettrici e cartonati decoravano questa sala, sminuendola parecchio. Stessa cosa dobbiamo dire per le Sale degli Arazzi, con quelle poltrone così moderne che poco si addicono all'antico e prezioso palazzo. Gli arazzi di Audran, portati qui da un altro palazzo reale, quello di Parma, non ci sembrano ben disposti, mentre quelli di Raffaello, presenti fino al 1940, ora sono a Urbino, non si sa perché.

Sembra impossibile credere che a Milano abbiamo avuto un Palazzo Reale, considerato fino alla Seconda Guerra Mondiale una meraviglia riconosciuta per la sua bellezza in tutta Europa, e che oggi questa meraviglia sia irriconoscibile, ancora ridotta male dopo i bombardamenti, e che quel poco che se ne può vedere sia trattato con noncuranza.

In Germania, Polonia e in altri luoghi, in molti casi i governi locali stanno ristrutturando e ricostruendo i palazzi distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale: a Milano pare proprio di no. Infatti pare si voglia tenere lo stato di fatto così com'è, per esempio nella Sala delle Cariatidi, una meraviglia del Settecento, con l'aspetto distrutto dalla guerra. E' vero che la sala è stata danneggiata in parte dalla guerra, ma si sarebbe potuta salvare se si fosse intervenuti a coprirla; invece è rimasta per anni esposta alle intemperie che hanno provveduto a distruggere le statue e i decori realizzati in stucco, e successivamente non si è intervenuti per decenni. Quindi possiamo dire che lo stato attuale della sala sia dovuto alla negligenza delle amministrazioni passate più che ai bombardamenti della II Guerra Mondiale. Molti degli arredi originali esistono ancora, ma sono nei magazzini o in altre sedi.

Chissà mai se un giorno questa sontuosa dimora avrà nuovamente un aspetto regale e sarà trattata da tutti come tale, con il rispetto e l'amore che le sarebbe dovuto.

















Il Salone delle Cariatidi

Il Salone delle Cariatidi dopo il bombardamento
Il Salone delle Cariatididopo il bombardamento, si può notare che le statue erano ancora in buono stato

Il Salone delle Cariatidi oggi








Alcuni esempi da Dresda, dove si sono ricostruite sale distrutte dai bombardamenti in modo filologico.





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