Naviglio Grande |
Per una città così sfaccettata e poliedrica come Milano è sempre difficile trovare una caratteristica distintiva, senza cadere nella retorica e nei luoghi comuni, ma se c’è un elemento che negli anni l’ha segnata, questo è certamente l’acqua. Elemento di cui è ricca senza possedere un grande fiume, un lago o un accesso al mare che però ha saputo utilizzare per il proprio sviluppo, prima come strumento di trasporto, poi come fondamentale “materia prima” nelle proprie prestigiose industrie e che qualche anno fa ha voluto celebrare con l’arrivo in città dell’"Enrico Toti", un vero sommergibile della Marina Militare Italiana, che in una stravagante notte d’agosto ha passeggiato per le vie del centro fino a raggiungere la sua ultima dimora: il Museo Leonardo da Vinci. La costruzione dei Navigli è una pagina della nostra storia che spesso sottovalutiamo ma che rappresenta l’esempio di una grandissima infrastruttura di comunicazione della quale si è sentita la necessità di dotarsi e che in qualche modo, una miope visione del futuro ha cercato di cancellare in un non troppo lontano passato. Ancora oggi a distanza di decenni i milanesi sognano di poter rivedere i propri Navigli nella loro interezza, nonostante il loro immaginario sia dato da qualche fotografia o stampa dell’epoca. Un sogno purtroppo che rimarrà a lungo tale sia per l’impossibilità di riportare i Navigli in città così come li conosciamo, data la costruzione della metropolitana, sia perché le risorse necessarie sarebbero ingenti e difficilmente reperibili. Nemmeno un grande evento come Expo ha saputo smuovere quanto necessario per far riscoprire a Milano i propri canali ma che ha comunque deciso di puntare sull’acqua, quale segno distintivo della manifestazione attraverso la creazione di una simbolica Via d’Acqua che dalla Darsena, finalmente risanata, porterà al sito dell’Esposizione Universale anch’esso circondato da un canale navigabile. E’ innegabile invece che lo stesso rapporto d’amore che Milano ha verso i propri Navigli, non lo dimostri per le proprie fontane di cui è povera e alle quali dedica pochissima attenzione. Non è insolito trovare fontane asciutte o maltenute e, anche quando si decide di costruirne una, è necessario correre e fotografarla, perché non vi è la certezza che zampilli ancora per molto.
Darsena di San Marco com'era |
Darsena |
Ma l’acqua è anche agricoltura e basta uscire di pochi chilometri dal centro cittadino per vedere campi e risaie che si nutrono di questo elemento e che regalano alla Grande Milano quegli scorci brumosi e affascinanti. La stessa agricoltura che ha ispirato in qualche modo il tema di Expo dedicato all’alimentazione e alla nutrizione intesa come disciplina da applicare alle varie zone del mondo, dove si passa dalla carenza di cibo all’obesità (nel mondo le morti legate all’abbondanza di cibo hanno superato quelle dovute alla malnutrizione).
Inaspettatamente l’acqua di Milano ha contrassegnato anche lo sport e ha regalato alla nostra città campioni come il velista Soldini e alcune prestigiose associazioni di canoisti che non è difficile incontrare sui navigli o nelle acqua dell’idroscalo, enorme specchio d’acqua nato per far atterrare gli idrovolanti e saggiamente riconvertito in struttura dedicata alle discipline acquatiche e al tempo libero. Manca ancora una piscina olimpionica, ma strutture come la Cozzi, la Romano e il Lido rappresentano perfettamente il bisogno di Milano e dei milanesi di un contatto continuo e diretto con l’acqua.
Insomma, questo legame è rimasto forte e indissolubile e non si può negare che di fatto l’acqua sia uno dei nostri più illustri concittadini.
Claudio Nelli e Riccardo Barindelli
Alcuni scorci con acqua spariti per sempre
L'angolo con l'Olona e l'Isola Brera ora trasformato nel Piazzale Giovanni de Agostini |
LA roggia Balossa in Piazza della Repubblica verso Via Ugo Iginio Tarchetti |
Il Ponte De' Medici e la Darsena di San Marco |