I quaderni degli scolari, i libri scolastici, le fotografie sono i principali documenti utili per ricostruire cosa fu la scuola italiana durante il ventennio fascista. Attraverso questi documenti è stato possibile realizzare la mostra ‘A scuola con il Duce’, curata dall'Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta di Como, nell'ambito delle iniziative 'Milano si fa storia' promosse dal Comune di Milano, che sarà aperta dall’11 al 17 maggio, presso l’ex chiesetta del parco Trotter, in via Giacosa 46 (M1 Rovereto), ad ingresso libero.
L'inaugurazione della mostra si terrà lunedì 11 maggio alle ore 9.30, alla presenza dell'assessore all'Educazione Francesco Cappelli, della curatrice Elena D’Ambrosio e del presidente di Anpi Milano Roberto Cenati. Inoltre, mercoledì 13 maggio, alle ore 18.30, si terrà l'incontro pubblico ‘I quaderni dei Balilla – Lettura di temi e dettati dell’epoca fascista tratti da una raccolta di oltre 600 quaderni di scuola’.
L'esposizione è il risultato di un lungo e interessante lavoro di ricerca iniziato nel 1999 attraverso il recupero e l'analisi diretta dei testi scolastici e dei quaderni della scuola elementare del tempo, di cui l'Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta possiede una vasta raccolta, andata progressivamente arricchendosi anche in direzione della scuola media inferiore e superiore e di altre epoche a noi più vicine (anni '50, '60, '70). Uno studio serio e approfondito sulla storia della scuola italiana, di cui la scuola del ventennio non è che una fase, deve per forza collegarsi alla didattica. L'obiettivo è la valorizzazione, agli occhi degli operatori scolastici e degli amministratori del territorio, degli archivi scolastici quali fonti principali per la ricerca storica e per il lavoro scolastico.
La mostra comprende una trentina di pannelli, esposti per nuclei tematici, riproducenti per la maggior parte illustrazioni a colori, fotografie e testi ripresi dai manuali scolastici, dai quaderni degli scolari di allora che, insieme ad una serie di quadri riassuntivi, ripercorrono le tappe e i momenti più significativi della scuola di regime. E' corredata da una ricca esposizione di materiale didattico: libri di testo - dalla prima alla quinta classe elementare - quaderni, pagelle, certificati di studio, francobolli antitubercolari; inoltre saggi pedagogici, riviste e libri di narrativa per ragazzi, fotografie. E’ stato seguito un sentiero che i ricercatori storici hanno finora poco considerato, un percorso essenziale per la comprensione di qualunque dittatura, non soltanto di quella fascista.
L'inaugurazione della mostra si terrà lunedì 11 maggio alle ore 9.30, alla presenza dell'assessore all'Educazione Francesco Cappelli, della curatrice Elena D’Ambrosio e del presidente di Anpi Milano Roberto Cenati. Inoltre, mercoledì 13 maggio, alle ore 18.30, si terrà l'incontro pubblico ‘I quaderni dei Balilla – Lettura di temi e dettati dell’epoca fascista tratti da una raccolta di oltre 600 quaderni di scuola’.
L'esposizione è il risultato di un lungo e interessante lavoro di ricerca iniziato nel 1999 attraverso il recupero e l'analisi diretta dei testi scolastici e dei quaderni della scuola elementare del tempo, di cui l'Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta possiede una vasta raccolta, andata progressivamente arricchendosi anche in direzione della scuola media inferiore e superiore e di altre epoche a noi più vicine (anni '50, '60, '70). Uno studio serio e approfondito sulla storia della scuola italiana, di cui la scuola del ventennio non è che una fase, deve per forza collegarsi alla didattica. L'obiettivo è la valorizzazione, agli occhi degli operatori scolastici e degli amministratori del territorio, degli archivi scolastici quali fonti principali per la ricerca storica e per il lavoro scolastico.
La mostra comprende una trentina di pannelli, esposti per nuclei tematici, riproducenti per la maggior parte illustrazioni a colori, fotografie e testi ripresi dai manuali scolastici, dai quaderni degli scolari di allora che, insieme ad una serie di quadri riassuntivi, ripercorrono le tappe e i momenti più significativi della scuola di regime. E' corredata da una ricca esposizione di materiale didattico: libri di testo - dalla prima alla quinta classe elementare - quaderni, pagelle, certificati di studio, francobolli antitubercolari; inoltre saggi pedagogici, riviste e libri di narrativa per ragazzi, fotografie. E’ stato seguito un sentiero che i ricercatori storici hanno finora poco considerato, un percorso essenziale per la comprensione di qualunque dittatura, non soltanto di quella fascista.
Il punto di partenza di questo percorso è costituito dalla riforma scolastica varata nel 1923 dal filosofo idealista, ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Gentile e adottata dal fascismo, da poco al potere, senza un preciso programma di politica scolastica.
La riforma presentata come sistematica e costruttiva risposta alla crisi che aveva investito globalmente l'istituzione scolastica, con accentuazioni autoritarie ed elitarie, fu salutata da Mussolini come "la più fascista delle riforme". Tuttavia questo preteso carattere fascista della riforma fu più apparente che reale. Criticata anche in ambito fascista, sottoposta a continui 'ritocchi', fu liquidata dalla 'Carta della Scuola' - progetto di riforma del sistema scolastico presentato dal ministro Bottai al duce e al Gran Consiglio del fascismo nel gennaio del 1939 - che rimase però una semplice indicazione programmatica. La matrice ideologica e politica della Riforma Gentile era decisamente prefascista, ispirata al vecchio liberalismo.
Con l'instaurarsi della dittatura - dopo la crisi seguita al delitto Matteotti - e la fine delle ultime parvenze democratiche iniziava ad attuarsi la progressiva fascistizzazione dello Stato, della società e della cultura. Anche la scuola era sottoposta a radicali trasformazioni. Di fronte alla necessità di inserire sempre più l'istituzione scolastica nella vita della nazione, l'ordinamento gentiliano si rivelò presto inadeguato. Fu dato così il via ad una serie di provvedimenti e disposizioni per fascistizzare la scuola, adattandola alle esigenze educative del regime. I successori di Gentile al ministero della Pubblica Istruzione alterarono profondamente la sua riforma snaturando l'ispirazione originaria per strumentalizzare la scuola e gli insegnanti come veicoli di propaganda del regime. Nell'istruzione elementare taluni aspetti didattici innovatori contenuti nei programmi sottoscritti da Lombardo Radice furono poco per volta svuotati. La scuola divenne in questo modo il più efficace strumento per l'organizzazione del consenso di massa. Ed è proprio la scuola elementare il primo e più importante gradino di un lungo processo di irreggimentazione e indottrinamento il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri soldati, uomini ciecamente pronti a 'credere, obbedire
e combattere'.
Video presentazione della mostra http://youtu.be/4Ntn6pAsp8w