Ennesima polemica riguardante i tag, i "graffiti" e la "street-art". Domenica prossima partirà in zona Navigli un comitato di cittadini indignati da tanto degrado che si cimenterà nella ripulitura dai tag e dagli scarabocchi sui muri.
Personalmente vorrei fare un distinguo in merito a tutte queste parole, che spesso vengono utilizzate impropriamente come se fossero sinonimi. Tag significa in inglese "Etichetta", ma oggi anche "firma di graffista". Spesso è il contrassegno di quei ragazzetti che segnano così il territorio per far vedere fin dove si sono spinti per apporla. Il graffito, invece, altrimenti detto anche "Murales", è praticamente sempre un disegno, senz'altro qualcosa di più elaborato e che pertanto potrebbe avere anche una certa valenza artistica.
Spesso si mettono tag e murales nello stesso mucchio, demonizzandoli senza alcuna cognizione di causa.
La città è piena di muri ciechi e di pareti bianche senza alcuna storia architetturale, che potrebbero venire decorate da seri street artists, rendendo qui e là Milano anche più colorata, da condannare sono gli imbrattatori di muri di palazzi come di automezzi pubblici e non.
Ecco di seguito due esempi di graffiti: il primo deturpa e degrada; il secondo decisamente più artistico.
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