lunedì 20 aprile 2015

Zona Porta Ticinese - Anche per Arcipelago-Milano Piazza XXIV Maggio è un intervento dozzinale

Come avevamo scritto noi in altri articoli, la prolificazione di tutti quei pali nella nuova piazza XXIV Maggio denota una scarsa attenzione al luogo storico in cui sono stati collocati. Lampioni orrendi degni solo per una strada statale e altre finiture poco sensibili per una piazza così importante.

In comune con Arcipelago Milano c'è la passione per questa città e vederla trattata senza cura come spesso accade fa un po' male. Il lavoro in Darsena e alla piazza tutto sommato, come abbiamo detto, non è malaccio, ma pecca veramente in particolari che denotano la poca passione di chi invece è stato incaricato per questo lavoro. Noi vorremmo meno pali e più in sintonia con la porta neoclassica del Cagnola. Troppi cartelli stradali, troppi semafori, uno spazio rinato ma rigorosamente inquadrato da imposizioni burocratiche poco attente alla vita reale. Il marciapiedi lungo viale Gorizia in pietra, oppure che dire delle auto a cavalcioni sui cordoli di viale Gabriele D'Annunzio, degni di una città da terzo mondo. Sperando poi che tutto ciò venga preservato pulito e non che tutte quelle pareti in mattoni diventino tavolozze per i soliti imbrattamuri.












Qui di seguito un accenno dell'articolo di Arcipelago Milano:

LAVORI PUBBLICI: LA DISFATTA DI PORTA TICINESE

La sistemazione della Darsena e di Piazza XXIV Maggio, ormai quasi ultimata, è l’ennesima dimostrazione che le modalità di affidamento dei progetti e dei lavori vanno ripensate. La più diffusa modalità di affidamento delle opere maggiori, tutta italiana, è l’appalto integrato. Essa è fondata sul “progetto spezzatino”, cioè sul fatto che la prestazione progettuale è un servizio da misurare e valutare quantitativamente, per cui si può affidare senza scrupoli di sorta il progetto preliminare, quello definitivo e quello esecutivo a tre soggetti diversi, e la direzione dei lavori a un quarto soggetto. Il caso di Porta Ticinese è stato fortunatissimo, qui la progettazione è rimasta a unico soggetto, perché affidata attraverso un concorso pubblico. Poi è stato bandito un appalto per imprese, che hanno presentato un’offerta e proposte tecniche migliorative (in questo caso limitate all’impatto del cantiere sulla vita cittadina) rispetto al progetto a base di gara. E l’impresa aggiudicatrice ha realizzato l’opera – offrendo un forte sconto – i cui lavori sono stati, tuttavia, diretti da un altro soggetto.

Il soggetto che ha firmato il progetto ha stabilito le caratteristiche morfologiche principali dell’opera, e l’ha corredato con i dettagli necessari alla sua completezza e coerenza. Ma i lavori sono stati diretti da un altro soggetto, che, non avendo condiviso il concetto progettuale, ha provveduto alle scelte operative necessarie al cantiere – che hanno determinato la qualità finale – senza possedere la visione completa (e la passione) necessaria. Oltre che un problema di civile dignità del mestiere, considerata la qualità dell’esito, il tema ha un rilievo molto più generale. Esso interessa il modo di investire le risorse pubbliche con rigore, cioè producendo la massima qualità possibile.

Il resto dell'articolo su Arcipelago Milano.

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