L'edificio era un precursore dell'architettura razionalista in quanto fu una delle prime costruzioni in cemento armato e ferro in Italia. Nella facciata meridionale sporge un corpo aggettante completamente in ferro e vetro, che da luce ai corridoi dove sono distribuiti gli ateliers. I prospetti nord ed est presentamo una struttura in pilastri di cemento armato, rivestiti in finte bugne d'intonaco, fra i quali si aprono le ampie vetrate degli studi. Addossato al corpo est è un ampio terrazzo delimitato da balaustrini, che costituiscono l'unico elemento decorativo tradizionale nella compagine razionalista dell'insieme. Il tutto si affaccia su un grazioso giardino oggi aperto al pubblico.
Dopo l'esproprio, da parte dell'allora Podestà, è iniziato un periodo di abbandono, conclusosi con l'occupazione nel 1978, e la costituzione dell’Associazione Casa degli artisti nel 1979, da parte di alcuni artisti e critici d'arte come Giuseppe Spagnulo, Hidetoshi Nagasawa, Luciano Fabro, Paola Brusati, Jole De Sanna. Dopo un imponente lavoro di recupero della struttura, in questi stessi spazi, negli anni a venire, si sono succeduti artisti delle diverse discipline: pittori, scultori, fotografi, scenografi, videomaker e liutai, con spirito di apertura alla città e condivisione della cultura che qui veniva prodotta, attraverso l'organizzazione di mostre, concerti, proiezioni cinematografiche, performance e spettacoli teatrali.
Finalmente pare siano partiti i lavori all'edificio. La ristrutturazione è a cura di Arassociati
Gli interventi, in senso generale, sono finalizzati a riportare quest’edificio simbolico di Brera a condizioni di immagine architettonica il più vicine possibili a quelle originarie e, allo stesso tempo, ad adeguarlo agli usi contemporanei nell’ambito di un rinnovato decoro urbano. L’edificio, concepito ai primi del Novecento per accogliere gli studi degli artisti che gravitavano in Brera, inizialmente non aveva un rapporto diretto con la via, bensì era costruito all’interno dell’isolato contornato in gran parte dagli orti e dai giardini che allora garantivano un totale rapporto naturalistico e di quiete; rapporto che ancora permane nonostante le trasformazioni urbane del contesto grazie all’attuale parco pubblico di via Tommaso da Cazzaniga.