venerdì 7 agosto 2015

Zona Porta Romana - San Giovanni in Conca, una chiesa scomoda


San Giovanni in Conca la nuova piazza nel 1905-10

Rimarreste sorpresi se voleste cercare la chiesa di San Giovanni in Conca: infatti non c'è più o quasi, essendo stata smembrata in più pezzi e sparsa in vari punti della città.

Sul luogo dove si trovava, piazza Missori, è rimasta solo una porzione di abside salvata nel 1949 quando la chiesa venne definitivamente demolita per far posto ad una strada che comunque rimase incompiuta. La porzione dell'abside che possiamo vedere è formata dal pezzo di muro in mattoni forato da tre monofore, quella centrale a strombo mistilineo, le laterali a strombo semplice, e parte del coronamento a fornici, oltre alla bellissima cripta romanica sottostante di antichissima origine.

Incredibile come un edificio così importante e ricco di storia come la basilica in questione nel corso del tempo sia stata sminuita fino a sparire quasi completamente, anche in tempi non troppo lontani.

La storia della chiesa va riportata agli albori della storia milanese: dentro le mura romane della città, in questo luogo dove si trovava in origine una ricca abitazione, della quale si conserva solo un frammento di pavimento a mosaico (nel 1881 scavi archeologici avevano investigato l'area della navata in demolizione, rinvenendo pavimenti musivi policromi assegnati al III secolo, tra i quali uno con elementi figurati), venne costruita una basilica nel V-VI secolo, all'epoca dei primi paleocristiani dedicata a San Giovanni; l'appellativo "in Conca" le vene dato probabilmente per l'avvallamento del terreno che declinava verso il laghetto che si trovava dove ora c'è via Larga.


Mosaico da villa romana rinvenuto nel 1881 durante la demolizione della navata

Ricostruzione della basilica antica realizzata da Francesco Corni

Ricostruzione della Basilica realizzata dal Politecnico di Milano




Si trattava di una lunga aula absidata (53 x 17 m, posta a circa 4 m sotto l'attuale piano di calpestio), le cui pareti laterali erano all'esterno modulate da arcate cieche come nella basilica di San Simpliciano, larghe 3 m circa, sostenute da pilastri rettangolari molto sporgenti.
Devastata dal Barbarossa nel 1162, venne successivamente restaurata nella seconda metà del Duecento. Venne suddivisa in tre navate con colonne cilindriche per le prime 4 campate e cruciformi, con semicolonne in senso longitudinale, i due successivi. La navata era coperta a capriate, mentre le campate laterali rettangolari erano voltate a crociera. I pilastri compositi dell'incrocio reggevano una più alta volta a crociera nascosta da un tiburio quadrato.


Affresco del XII Secolo






La superstite cripta


La bellissima facciata a capanna (ora ricomposta in via Francesco Sforza al tempio Valdese) venne realizzata nel 1200 circa ed era scandita in origine da quattro contrafforti che separavano in tre fasce la facciata. La parte centrale era in marmo chiaro mentre le due fasce laterali erano in cotto.
Un ampio rosone traforato in marmo bianco sovrastava il portale centrale ad arco a tutto sesto con lunetta e forti strombature a colonnina laterali. Sopra al rosone si trovava una monofora a nicchia con una scultura al centro, mentre ai lati si aprivano due piccoli rosoni sormontati da due finestre a cielo.
Nel 1500 vennero aperte due porte e due finestre classiche che rovinarono la bella facciata medievale. Infine il Colla nel 1800 restaurò la facciata riportandola all'aspetto antico.

San Giovanni in Conca nel 1500 circa


Nel periodo gotico la chiesa venne arricchita da affreschi stupendi su committenza di Bernabò Visconti, il quale risiedeva nella vicina Ca' di Can, con un ciclo di Storie di San Giovanni Evangelista di cui restano al Castello Sforzesco cinque frammenti con figure isolate o raccolte in piccoli gruppi. Sempre Bernabò Visconti - che trasformò la chiesa in cappella gentilizia - fece realizzare un grande monumento funebre (oggi sempre al Castello Sforzesco) che lo celebrasse e che venne collocato nella grande abside. Una meraviglia dell'arte campionese composto da una statua equestre  di Bernabò, eseguita prima del 1363, e il sarcofago, sorretto da colonne e decorato sulle fronti da rilievi raffiguranti gli Evangelisti, l'Incoronazione della Vergine, la Crocifissione e la Pietà.
L'opera collocata dietro l'altare maggiore, doveva incutere un certo timore e fare una grande impressione, visto che era ricoperta d'oro e appariva anche molto ingombrante, al punto che nel 1500 l'arcivescovo Carlo Borromeo ritenne che la collocazione del monumento fosse blasfema e lo fece spostare nella navata laterale.
Sempre nel 1300 nella cripta venne eretto un monumento funebre a Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti realizzato da Bonino da Campione.


La statua che si trovava in facciata, La Vergine o San Giovanni

Il Mausoleo a Bernabò Visconti oggi al Castello







Tomba di Regina della Scala
Nel 1531 fu concessa da Francesco II Sforza ai Carmelitani, che la ristrutturarono parzialmente aprendo in seguito alcune cappelle laterali, mentre un'ultima fase di rinnovamento avvenne in epoca barocca ad opera di Francesco Castelli (1662-68). Giovanni Paolo Lomazzo dipinse la volta dell'abside così come il dipinto al centro del coro, una crocefissione, che oggi si trova in Brera. Altro dipinto oggi conservato in Brera è il Battesimo di cristo opera di Bernardino Lanino, un tempo attribuito a Bernardino Luini. Dopo la soppressione dell'ordine carmelitano (1782), alla chiesa venne tolta la parrocchialità e venne chiusa definitivamente nel 1808.

La chiesa nell'epoca barocca. Dietro all'altare il quadro di Giovanni Paolo Lomazzo


Da prima venne utilizzata come magazzino, che fu il primo passo per la sua quasi totale fine.
Chiesa non ritenuta più importante, per giunta si trovava esattamente allo sbocco della nuova via intitolata a Carlo Alberto, oggi via Mazzini, perciò venne sacrificata buona parte della navata.
La facciata venne risparmiata e arretrata, a chiusura del settore presbiteriale ancora in piedi, trasformato in forme neoromaniche da Angelo Colla e ceduta alla comunità valdese. La sua definitiva distruzione, salva appunto la cripta, venne decretata nel 1949 dal prolungamento di via Larga sino a piazza Missori (la facciata è stata parzialmente ricomposta nella nuova chiesa valdese di via Francesco Sforza). 

La facciata nel 1850 Circa, prima dei restauri

La facciata nel 1850 Circa, prima dei restauri

La facciata nel 1850 Circa, prima dei restauri

La facciata nel 1850 Circa, prima dei restauri

La facciata nel 1850 Circa, prima dei restauri






La Crocifissione di Giovanni Lomazzo

Il Battesimo di Bernardino Lanino


L'interno trasformato dopo i restauri del Colla

L'interno trasformato dopo i restauri del Colla




Nel 1940, quasi demolita








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