L'edificio fu costruito in stile tardo-manierista, dopo il 1621, da Giovanni Pietro Orobono. Il portale fu invece progettato dal Genovesino nel 1626-1627. San Vito al Pasquirolo sorge oggi al centro di un ampio e caotico cortile moderno realizzato con le demolizioni post-belliche, che se non altro hanno in parte ricreato l'originario prato del "piccolo pascolo", da cui aveva preso il nome la zona (Pasquirolo, per l'appunto). Dopo essere rimasta chiusa per un trentennio, la chiesa è stata di recente restaurata e riaperta. Oggi si officiano funzioni con rito cristiano-ortodosso. (Wikipedia)
La piazzona porta oggi il nome antico che possedeva Corso Vittorio Emanuele: Corsia dei Servi. Insomma tanta storia antica per un contesto che è solo un indicibile squallore. La chiesa è stata denudata e già questo è molto triste. I palazzi che la circondano, tutti moderni, anni Cinquanta e Sessanta, non sarebbero neanche poi tanto male ma, vista la tristezza del luogo, si ha solo la forte sensazione che non ci sia proprio nulla da salvare. Due anni fa si decise di chiudere il passaggio centrale e la straordinaria doppia scala ellittica che portava ad una specie di primo piano esterno - entrambi creati dallo studio BBPR - inglobandoli all'interno di un negozio di abbigliamento, snaturando così il progetto architettonico originario e privando la città di un pezzo di storia dell'architettura milanese. Adesso, insomma, per vedere questa scalinata un tempo pubblica (peraltro protetta dalla sovrintendenza ai beni architettonici) bisogna entrare nel negozio e la possibilità di scattare fotografie turistiche è proibita.
Con questi ultimi interventi il Largo Corsia dei Servi pare solo un orrendo cortile con autosilo ipogeo. Sotto i portici bivacca sempre qualcuno; le auto continuano ad essere parcheggiate dove non dovrebbero; lo spazio tutto è, ahimé, trascurato e abbandonato. Pensare che siamo a pochi metri da una delle vie più prestigiose e costose al mondo. Cosa si potrebbe fare per salvare il tutto?
Com'era |