Qualcuno può dire che il Cavallo di Leonardo non è sperduto, ma si trova davanti all'ingresso storico dell'Ippodromo. Io chiederei loro quanti turisti abbiano visto in questi ultimi anni la scultura e quanti l'abbiano fotografata. Secondo noi pochi.
Noi riteniamo che se il cavallo fosse stato collocato in un luogo più consono avrebbe costituito un enorme ritorno di immagine per la città.
Da tempo ormai noi di Urbanfile ci prodighiamo in tutti i modi affinché il Cavallo di Leonardo trovi una collocazione diversa rispetto a quella attuale.
Per chi ancora non lo sapesse, ci riferiamo ad un’opera scultorea che riproduce il celebre capolavoro leonardesco andato distrutto nel 1500. L'originale monumento equestre fu commissionato da Lodovico il Moro a Leonardo da Vinci nel 1482 per commemorare il padre Francesco Sforza. La scultura doveva essere una tra le più grandi al mondo, un enorme cavallo fiero e possente da essere fuso in bronzo e collocato in città, ma del quale rimase solo un modello in creta, che venne distrutto dall'esercito francese subentrato al governo della città pochi anni dopo la partenza per la Francia del grande artista toscano.
Arrivando ai giorni d'oggi, nel settembre 1999 gli eredi di Charles Dent (pilota americano che si innamorò della storia del Cavallo e che volle realizzare la grande scultura, alta 7 metri e pesante ben 15 tonnellate) donarono l'opera alla città di Milano che decise di collocarla all'ingresso dell’Ippodromo di San Siro, un luogo di tutto rispetto ma decisamente poco centrale e strategico per una creazione simile.
Diversamente, se il Cavallo fosse collocato altrove, avrebbe tutti i numeri per diventare un’attrattiva tra le più gettonate e fotografate, quasi un nuovo simbolo per la città di Milano. Piazza del Cannone, Piazzale Firenze, Piazzale Loreto o Piazza Duca d’Aosta, queste sono alcune delle piazze che potrebbero ospitare l'enorme scultura.
Siamo ricorsi alla rete per cercare immagini del Cavallo e con sorpresa (ma neanche tanto) la maggior parte delle foto reperibili su internet provengono dalla copia realizzata per il parco Frederik Meijer Gardens a Grand Rapids, una piccola cittadina del Michigan, Stati Uniti.
Ci ha un po' infastidito pensare che persino in un luogo così "poco turistico" la collocazione della scultura sia migliore.
Ci ha un po' infastidito pensare che persino in un luogo così "poco turistico" la collocazione della scultura sia migliore.
Recentemente un lettore del Corriere della Sera scrisse una lettera - che qui riportiamo - alla signora Bossi Fedrigotti. Da questo testo si comprende come quest'opera dalle grandi potenzialità sia stata trascurata da quando venne collocata all'Ippodromo.
Noi auspichiamo un suo trasferimento in un luogo migliore appena possibile.
"Gentile signora Bossi Fedrigotti,
da circa una settimana stiamo ospitando quattro amici brasiliani con cui abbiamo visitato sia Firenze che Milano. Logico il nostro decantare le opere di Leonardo da Vinci attraverso le città che ne hanno visto il genio. Purtroppo poi abbiamo anche accompagnato gli amici in visita al famoso Cavallo, ricostruito e completato grazie al mecenatismo del pilota americano Charles Dent che dedicò vita e ricchezza alla sua realizzazione. Ho provato, come milanese, imbarazzo e vergogna: all’Ippodromo l’entrata al monumento era chiusa e per accedere vicino alla orribile rete che circonda la statua per una foto si è dovuto passare dagli accessi ai vari bar e ristoranti che assediano il monumento. Il porticato dove sono spiegate la lavorazione e la fusione della statua è in completo abbandono, con materiale accatastato sotto il portico, sporco e cartacce dappertutto, erbacce che fuoriescono dalle crepe dell’asfalto prospicente. Impossibile, per decenza, descrivere l’odore che emana dagli angoli. Dopo aver visto su molti giornali vari «rendering» che prospettavano una migliore collocazione del Cavallo in vari luoghi della città più consoni e attrattivi, mi aspettavo che fosse per lo meno mantenuto in uno stato decoroso e accessibile, vista la concomitanza delle visite per Expo, dove comunque, se spostato, sarebbe stato certamente motivo di grande attrazione.
Basta un dato per confermare ciò: la copia dello stesso cavallo che fu realizzata e posta nel parco Maijer di Gran Rapids, remota località del nord del Michigan, annovera ben seicentomila visitatori l’anno, senza bisogno di Fiere mondiali. Possibile che i coloro che ci amministrano non sappiano valorizzare un regalo di questa portata, che potrebbe attrarre migliaia di turisti, americani, probabilmente in particolar modo, lasciandolo decadere nel degrado e nella dimenticanza?
Rinaldo Saia
Povero cavallo. Mesi, forse anche anni di discussioni, incluso in questa rubrica - meglio qui, no meglio là o forse meglio in quell’altra sede ancora - per poi restare al suo vecchio posto, trascurato, quasi sbeffeggiato dalle condizioni di abbandono nelle quali si trova. E pensare che si tratta per l’appunto di un caval donato, che andrebbe tenuto in qualche conto. Elegante e magnifico com’è, meriterebbe davvero di meglio dello squallore e della sporcizia che lo circondando. Né mi pare occorra uno sforzo troppo grande per restituire un po’ di decenza al luogo e, di conseguenza, dignità al bel destriero. Migliaia di turisti come per il suo fratello americano? Abituato com’è alla solitudine, magari lo infastidirebbero un poco, però."