Anche la seconda San Rocco venne demolita, perché all'inizio del 1900 iniziarono i lavori per la nuova parrocchia, molto più grande per accogliere i nuovi fedeli della crescente città.
Il tratto finale di Corso di Porta Romana dove si trovava la chiesa di San Rocco |
Lo stesso tratto finale di Corso di Porta Romana come forse poteva apparire nel 1700, a destra la dogana |
Ricostruzione di fantasia di come poteva apparire la seconda chiesetta di San Rocco nell'odierna viale Sabotino |
L'odierna viale Sabotino all'angolo con Via Gaetana Agnesi |
Infatti poco lontano dalla seconda San Rocco venne iniziata la costruzione della grande parrocchia su progetto dell'Ing. Cesare Nava. Il terreno scelto era in parte quello del vecchio camposanto della Parrocchia di san Rocco, chiuso nel 1826.
La facciata è stata compiuta nel 1987 – questa è la data riportata sulla lapide.
Ma i lavori erano continuati a più riprese nel periodo intercorrente: la pavimentazione del presbiterio è stata rifatta nel 1980 ( in Botticino e Nero Occhiolino) e nel 1982 era stata rivista la copertura in coppi del tetto.
La chiesa sorta col nome di San Rocco, fu dedicata successivamente a Sant'Andrea per onorare il defunto arcivescovo Andrea Ferrari.
La zona dove sorgevano le antiche chiese di San Rocco |
Dopo due anni l’edificio fu portato quasi a compimento, tanto che la consacrazione avvenne nel 1904, per quanto mancassero ancora la pavimentazione, la facciata, il campanile, gli arredi fissi: si poteva celebrare e pian piano quanto mancava poteva essere aggiunto man mano che si sarebbero resi disponibili i fondi.
Il nuovo edificio sorge maestoso all’incrocio tra via Crema e via Giulio Romano, nel quartiere di Porta Romana.
La copertura esterna è prevalentemente in mattoni, a parte alcuni inserimenti marmorei nelle cornici della facciata tripartita, caratterizzata da archi a tutto sesto sormontati da svecchiature rettangolari e timpani a triangolo, e altri inserimenti nelle cornici di gronda delle facciate laterali e infine nell’agile campanile che svetta nella zona absidale della chiesa.
Le forme scelte sono quelle in voga all'epoca, ovvero l'eclettismo, il romanticismo e il liberty, dando alla chiesa un aspetto medioevale o pseudo basilicale ("chiesa che non ci da nulla di nuovo, anzi nuoce all'antico" da Lombardia Le Chiese di Milano di Carlo Ponzoni 1930).
Sotto il profilo tecnologico, particolarmente significativa è la soluzione della copertura studiata dall’Ing. Nava: una soletta piana in calcestruzzo armato precompresso definisce il soffitto dell’aula, e poggia sui muri esterni in mattoni pieni portanti, restando coperto da una struttura in legno tradizionale, a capriate che reggono il manto protettivo esterno in coppi.
L’interno a tre navate è caratterizzato da due file di colonne tutte di marmi differenti, che scandiscono il cammino di avvicinamento al presbiterio, monumentale nelle dimensioni (55 m di lunghezza).
Sopra il presbiterio spicca il ciborio, realizzato dalla Scuola Beato Angelico integrando in esso anche due colonne di antica provenienza come per il pulpito e le acquasantiere. Il pavimento delle navate è in marmo bianco di Carrara e grigio Bardiglio, mentre le pareti laterali sono coperte fino a un’altezza di 2,60 m da lastre di rosso di Verona.
Sopra il presbiterio spicca il ciborio, realizzato dalla Scuola Beato Angelico integrando in esso anche due colonne di antica provenienza come per il pulpito e le acquasantiere. Il pavimento delle navate è in marmo bianco di Carrara e grigio Bardiglio, mentre le pareti laterali sono coperte fino a un’altezza di 2,60 m da lastre di rosso di Verona.
La facciata è stata compiuta nel 1987 – questa è la data riportata sulla lapide.
Ma i lavori erano continuati a più riprese nel periodo intercorrente: la pavimentazione del presbiterio è stata rifatta nel 1980 ( in Botticino e Nero Occhiolino) e nel 1982 era stata rivista la copertura in coppi del tetto.
La chiesa sorta col nome di San Rocco, fu dedicata successivamente a Sant'Andrea per onorare il defunto arcivescovo Andrea Ferrari.
Recentemente è stata sottoposta ad un intervento conservativo e di restauro, condotto dagli architetti Laura Rossi e Claudio Musolino, recuperando quanto l’inquinamento e la trascuratezza hanno nel frattempo ammalorato.