La pelle “ramificata” vuole essere allo stesso tempo evocazione della rete intesa come rete sociale e quindi comunità (to meet people, il social network) e al contempo come rete neurale, con riferimento specifico al tema del Vivaio (la rete dove si accendono le idee), connotazione concettuale-funzionale sia del padiglione durante Expo sia della sua riconversione futura ad edificio destinato a ricerca ed innovazione.
La struttura portante sostanzialmente in cemento armato, oltre ad una estrema semplicità realizzativa, offre una forte inerzia strutturale e termica che collabora alla riduzione delle dispersioni; inoltre la facciata tecnologica a doppia pelle riduce la dispersione per irraggiamento grazie a una facciata interna vetrata a bassa emissione e a una contro-facciata esterna in brise soleil di GRC.
La presenza di giardini pensili contribuisce ad aumentare l’inerzia termica del complesso.
Un uso del colore con tonalità naturali e calde, evocanti il legno, caratterizza la seconda pelle del Palazzo Italia, con lievi variazioni cromatiche dall’esterno all’interno dell’edificio. Le vetrate della pelle interna manterranno invece una colorazione più fredda, con lieve colorazione virante al verde, contribuendo a suggerire la metafora della chioma leggera che si apre tra i rami.
È stata studiata una differenziazione tra le pareti costituenti l’involucro edilizio in base all’esposizione, anche in ragione delle diverse funzioni e destinazioni degli ambienti interni. La gestione dell’illuminazione diurna e notturna porterà l’edificio a comunicare questi diversi significati a seconda delle modalità in cui sarà illuminato.
Dal Corriere della Sera